Gli incidenti nella storia dell’Aeroporto di Reggio Calabria

Oggi l’aereo è sicuramente, statistiche alla mano, il mezzo di trasporto più sicuro in assoluto. Nel nostro piccolo, l’Aeroporto di Reggio è sempre stato affascinante per il tipico avvicinamento curvilineo a causa della vicinanza con i monti, tale da essere definito dagli appassionati d’aviazione come il “Kai Tak d’Italia“, in onore dell’ex-aeroporto di Hong Kong. Seppur richiedendo un atterraggio un po’ più articolato rispetto ad altri aeroporti, è realmente pericoloso? E soprattutto: vi sono mai stati incidenti gravi?

Sotto questo punto di vista, l’Aeroporto dello Stretto è stato solo due volte teatro di due grossi incidenti. Il primo il 2 gennaio del 1957 e il secondo, il più grave, il 25 maggio del 1969. Analizziamoli più nel dettaglio con alcune fonti storiche.

1957. Il DC3 nel Torrente Sant’Agata

Seppur non essendo particolarmente rilevante, nel gennaio del 1957 si verificò un fuori pista abbastanza eclatante. Un Douglas DC-3 della LAI – Linee Aeree Italiane registrato come I-LEDA, proveniente da Roma Fiumicino e diretto a Catania (allora era usuale che i voli effettuassero un gran numero di scali intermedi) in fase di atterraggio finisce oltre i limiti della pista. In quegli anni era molto più corta di quella attuale, senza il sovrappasso del torrente Sant’Agata. A causa di un’avaria al motore e al carrello di atterraggio, l’aereo prosegue la sua corsa sfondando un muro a fine pista e adagiandosi sul letto del torrente. Fortunatamente, nessuno dei 3 membri dell’equipaggio e dei 4 passeggeri rimane ferito. Una scheda riportante ulteriori dettagli sull’incidente è possibile reperirla al seguente indirizzo.

Ritaglio dell'articolo dell'articolo trattao dal quotidiano La Stampa del 3 gennaio 1957.
Ritaglio dell’articolo tratto dal quotidiano “La Stampa” del 3 gennaio 1957. Purtroppo non ci sono foto a corredo. Fonte: archiviolastampa.it

1969. L’incidente più grave del “Tito Minniti”

Il Fokker27 adagiato sulla pista
Una foto dell’incidente. Si vede benissimo il Fokker F27 adagiato su un fianco senza carrello e con la coda spezzata. Fonte: ReggioEra

Un Fokker F27 della compagnia ATI – Aero Trasporti Italiani, registrato I-ATIT, proveniente da Roma (e in precedenza da Torino e Milano), si dirige verso l‘Aeroporto dello Stretto. In cabina di pilotaggio vi sono un pilota comandante e un co-pilota in addestramento. Durante la fase di atterraggio, l’aereo tocca inavvertitamente con il carrello principale il muro a fine pista vicino al Torrente Sant’Agata. Dopo un violento scossone, l’aereo ha colpito nuovamento lo stesso muro anche con la coda scivolando lungo la pista. La fusoliera si è spezzata in due tronconi e il mezzo dopo un lungo percorso si è fermato. Delle 36 persone a bordo (31 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio), le fonti sono parzialmente discordanti si feriti. Dall’articolo riportato qua sotto, risultano ben 8 feriti non gravi nel primo, 10 feriti nel secondo, mentre nella pagina dell’incidente sul portale ASN e su planecrashinfo è riportato un decesso tra i passeggeri, presumibilmente avvenuto qualche giorno dopo l’impatto. Le cause dell’incidente sono da imputare a un errore di valutazione da parte del pilota (da ciò è possibile dedurre che si stava effettuando un atterraggio a vista) nel considerare la distanza tra l’aeroplano e il muro del torrente.

Ritaglio dell'articolo dell'articolo tratto dal quotidiano "La Stampa"
Ritaglio dell’articolo tratto dal quotidiano “La Stampa” del 25 maggio 1969. A corredo una foto dell’incidente raffigurante il Fokker27 adagiato e fumante al centro della pista. Fonte: archiviolastampa.it
Articolo tratto dal quotidiano "L'Unità"
Articolo tratto dal quotidiano “L’Unità” del 25 maggio 1969. Purtroppo la foto a corredo dell’articolo non è ben visibile per esigenze di stampa. Il ritaglio non è più reperibile a causa della scomparsa dell’archivio online del giornale.

Le fonti

Per ulteriori dettagli, e per preservare la fonte se l’archivio de “La Stampa” dovesse purtroppo scomparire come quello de “L’Unità“, condivido i due articoli citati in questo post in formato PDF, scaricabili.

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Articolo a cura di: Giuseppe Condò